La biodiversità
di Gian Andrea Pagnoni
ultima modifica 11 gennaio 2015
Il termine biodiversità deriva dall'inglese biodiversity, è un neologismo composta da bios (vita) e diversità, è la manifestazione della diversità della natura e, in ecologia, definisce l'insieme di tutti gli organismi viventi nelle loro diverse forme, e dei rispettivi ecosistemi. Si considerano tre distinti livelli di biodiversità:
ultima modifica 11 gennaio 2015
Il termine biodiversità deriva dall'inglese biodiversity, è un neologismo composta da bios (vita) e diversità, è la manifestazione della diversità della natura e, in ecologia, definisce l'insieme di tutti gli organismi viventi nelle loro diverse forme, e dei rispettivi ecosistemi. Si considerano tre distinti livelli di biodiversità:
- diversità genetica, la somma complessiva del patrimonio genetico degli esseri viventi che abitano il pianeta;
- diversità di specie, che indica l'abbondanza e la diversità tassonomica di specie presenti, per la terra decine di milioni delle quali solo una minima frazione è stata classificata in letteratura scientifica;
- diversità di ecosistemi, con cui si indica l'insieme di tutti gli ambienti presenti sul nostro pianeta.
La Biodiversità attuale sulla Terra è il risultato di 3.5 miliardi di anni di evoluzione. Migliaia di nuove specie vengono scoperte regolarmente, ad oggi sono state descritte 1,75 milioni di specie e si stima che il numero totale sia tra 3,6 e i 100 milioni, con una ipotesi più probabile intorno a 10 milioni di specie.
La biodiversità non è distribuita uniformemente, è massima ai tropici e diminuisce andando verso le regioni polari dove troviamo un minor numero di specie. Solo in Brasile (con 50.000 specie di piante, 5.000 vertebrati, 10-15 milioni di insetti, e milioni di microrganismi) si trova 1/5 della biodiversità del mondo. L’India, con 47.000 specie di piante e 81.000 specie animali, presenta l’8% delle specie registrate.
Definizione del termine biodiversità
I concetti sulla diversità biologica, furono coniati da Tommaso Lovejoy nel 1980, mentre il termine biodiversità, fu coniato dall'entomologo E.O. Wilson nel 1986, in un rapporto al primo Forum americano sulla diversità biologica organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (NRC). Il termine biodiversità gli fu suggerito dal personale del NRC, sostituendo quello di diversità biologica, considerato meno efficace in termini comunicativi. Fin da 1986 il termine ed il concetto si sono diffusi estesamente fra biologi, ambientalisti, leader politici e cittadini di tutto il mondo. L’uso del termine ha coinciso tra l’altro con l'espansione di una preoccupazione crescente per l'estinzione di specie osservato nelle ultime decadi del 20 secolo.
La diversità biologica non è però una definizione standard e una definizione largamente condivisa è che la diversità biologica è una misura della diversità relativa fra organismi presenti in ecosistemi diversi. La "diversità" in questa definizione include la diversità all'interno di specie e fra specie e la diversità comparata degli ecosistemi.
Un'altra definizione, più semplice e più comprensibile, ma più complessa, è la totalità di geni, specie, ed ecosistemi di una regione. Il vantaggio di questa definizione è che sembra rispondere meglio ai molteplici uso del termine, e alla prospettiva di unificazione dei tre livelli tradizionali alla quale la biodiversità è stata identificata:
I ruoli della biodiversità
La biodiversità ha contribuito in molti modi allo sviluppo della cultura umana e, a turno, le comunità umane hanno avuto un ruolo notevole nel plasmare la diversità genetica di specie e livelli ecologici.
Gli ecosistemi naturali equilibrati contribuiscono al miglioramento delle produzione (fertilità di suolo, impollinazione delle piante, decomposizione dei residui vegetali e animali...), forniscono servizi come la purificazione dell'aria e dell’acqua (biodepurazione), stabilizzano il clima (attraverso il recupero della CO2 e la riduzione della siccità) e riducono l'erosione del suolo. In linea di massima è noto in ecologia che maggiore è la biodiversità di un ecosistema e maggiore è la sua resistenza agli stress ambientali e la perdita di una specie provoca un calo nell'abilità del sistema di mantenersi o recuperare in caso di degrado. Lo stato di mantenimento delle singole specie è funzionale all'equilibrio di un determinato ecosistema (es. foresta, macchia, lago, barriera corallina, ecc.).
Indirettamente queste funzioni ecosistemiche svolgono un ruolo fondamentale per la sopravvivenza umana e la biodiversità è un enorme serbatoio di risorse utilizzate direttamente o indirettamente dall'uomo in diversi campi:
La biodiversità è importante anche dal punto di vista culturale e sociale. Ogni specie può dare agli scienziati indizi di come la vita si sia evoluta e come potrà evolversi sulla Terra. La biodiversità e il rispetto dei cicli biologici naturali sono stati considerati fondamentali nelle società preindustriali, non a caso la protezione della natura rappresenta un elemento fondamentale di molte culture ed eredità spirituali.
La gestione della biodiversità
Fino alla comparsa dell’uomo la Terra possedeva una maggiore biodiversità rispetto ad oggi. Anche se divisi sui numeri, molti scienziati ritengono che la percentuale di perdita che si sta attualmente manifestando sia maggiore rispetto al passato storico, ovvero che sia in corso un'estinzione di massa. Gli hotspots di biodiversità stanno diminuendo a causa del crescente impatto antropico, circa una specie di piante su otto è minacciata di estinzione e alcuni affermano che circa 1/5 delle specie viventi potrebbe scomparire nei prossimi 30 anni. Quasi tutti gli scienziati sono concordi nell’affermare che le perdite sono dovute alle attività umane, che incidono sulla distruzione di habitat in cui vivono piante e animali selvatici. I detrattori ritengono che non ci sono abbastanza dati per sostenere tale prospettiva dell'estinzione di massa, e sostengono che le estrapolazioni sono eccessive perché effettuate sulla distruzione delle foreste tropicali, delle scogliere coralline, delle mangrovie e di altri habitat ricchi in biodiversità, e non anche tenendo in considerazione habitat poveri in biodiversità e comunque molto diffusi nel pianeta come i deserti.
Fra i dissenzienti, alcuni affermano, che non ci sono abbastanza dati per sostenere la prospettiva dell'estinzione di massa, e sostengono che le estrapolazioni sono abusive perché effettuate sulla distruzione globale delle foreste tropicali, delle scogliere coralline, delle mangrovie e di altri habitat ricchi in biodiversità. Ciononostante, dopo il 1992, la conservazione della diversità biologica è divenuta una preoccupazione mondiale e molti stati hanno stabilito che nessun diritto di proprietà o nessuna regolamentazione di accesso alle risorse possa condurre alla loro perdita.
La visione moderna del rapporto fra uomo e ambiente è quindi quella che riconosce la diversità biologica come elemento chiave del funzionamento dell'ecosistema Terra. La diversità biologica è considerata non solo la varietà delle specie e sottospecie esistenti ma anche la diversità genetica e la diversità degli ecosistemi. La perdita di specie, sottospecie o varietà comporta danni all'uomo e vi sono diversi motivi per mantenere un'elevata biodiversità:
Valutare e tutelare la biodiversità
L'anno 2010 è stato dichiarato dall'ONU l'Anno internazionale della biodiversità, il decennio 2011-2020 è stato dichiarato Decennio della Biodiversità.
Oggi non siamo in grado di effettuare misure oggettive della biodiversità, possiamo solamente effettuare particolari parametrazioni per alcuni scopi o finalità. Per i conservazionisti pratici, questa misura dovrebbe quantificare un valore che è comprensibile e condivisibile in diversi luoghi. Per altri, una definizione più larga ed economicamente difendibile è che le valutazioni dovrebbero permettere di attuare programmi socioeconomici che assicurino la sostenibilità ambientale.
La biodiversità deve essere valutata attraverso l’analisi della sua evoluzione (attraverso osservazioni, inventari, conservazione, ecc.); tutto questo deve poi essere tradotto in termini di decisioni politiche. Questo sforzo sta conducendo ad una sempre maggiore definizione giurisprudenziale. Se la relazione tra "Legge ed Ecosistemi" è molto antica e si riferisce a diritti di proprietà, privata e pubblica, a forme di protezione per ecosistemi minacciati, e a diritti e doveri dei cittadini, la relazione tra "Legge e Specie" ovvero alla definizione delle specie che devono essere protette è invece più recente, e pochi anni hanno le relazioni giuridiche tra "Leggi e Geni". Infatti se l'approccio genetico allo sviluppo produttivo non è nuovo (addomesticazione, metodi di selezione delle piante) i progressi fatti nel campo genetico negli ultimi 20 anni richiedono sempre più una regolamentazione giuridica perché con lo sviluppo dell'ingegneria genetica gli uomini sta entrano nel campo della brevettazione dei geni. Siccome non abbiamo certezza che un incremento artificiale genetico si dimostri positivo, la migliore linea dovrà essere oggi quella della conservazione e persistenza del patrimonio genetico esistente.
Nell'ambito dei trattati sviluppati dalle Nazioni Unite esiste anche la Convenzione sulla Diversità Biologica, o CBD, adottata a Nairobi, Kenya, il 22 Maggio 1992 e che è stata ratificata ad oggi da 188 paesi. La Convenzione è stata aperta alla firma dei paesi durante il Summit Mondiale dei Capi di Stato tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992 insieme alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed alla Convenzione contro la Desertificazione, per questo denominate le tre Convenzioni di Rio. La Convenzione di Rio prevede l'istituzione di un sistema di elaborazione dati e l'individuazione di zone protette da sottoporre a misure speciali con l'intento di tutelare specie in via di estinzione ed ecosistemi degradati.
Rio de Janeiro ha costituito un incontro che ha generato molte tensioni tra il nord e il sud del mondo, che ha però contribuito ai legislatori per affermare concetti e criteri in materia ambientale e la sua ratifica in Italia è avvenuta tramite la Legge 124/1994, i cui obiettivi sono:
La biodiversità non è distribuita uniformemente, è massima ai tropici e diminuisce andando verso le regioni polari dove troviamo un minor numero di specie. Solo in Brasile (con 50.000 specie di piante, 5.000 vertebrati, 10-15 milioni di insetti, e milioni di microrganismi) si trova 1/5 della biodiversità del mondo. L’India, con 47.000 specie di piante e 81.000 specie animali, presenta l’8% delle specie registrate.
Definizione del termine biodiversità
I concetti sulla diversità biologica, furono coniati da Tommaso Lovejoy nel 1980, mentre il termine biodiversità, fu coniato dall'entomologo E.O. Wilson nel 1986, in un rapporto al primo Forum americano sulla diversità biologica organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (NRC). Il termine biodiversità gli fu suggerito dal personale del NRC, sostituendo quello di diversità biologica, considerato meno efficace in termini comunicativi. Fin da 1986 il termine ed il concetto si sono diffusi estesamente fra biologi, ambientalisti, leader politici e cittadini di tutto il mondo. L’uso del termine ha coinciso tra l’altro con l'espansione di una preoccupazione crescente per l'estinzione di specie osservato nelle ultime decadi del 20 secolo.
La diversità biologica non è però una definizione standard e una definizione largamente condivisa è che la diversità biologica è una misura della diversità relativa fra organismi presenti in ecosistemi diversi. La "diversità" in questa definizione include la diversità all'interno di specie e fra specie e la diversità comparata degli ecosistemi.
Un'altra definizione, più semplice e più comprensibile, ma più complessa, è la totalità di geni, specie, ed ecosistemi di una regione. Il vantaggio di questa definizione è che sembra rispondere meglio ai molteplici uso del termine, e alla prospettiva di unificazione dei tre livelli tradizionali alla quale la biodiversità è stata identificata:
- diversità genetica – cioè la diversità di geni all'interno di una specie. Esiste una variabilità genetica fra le popolazioni e gli individui della stessa specie;
- diversità di specie – cioè la diversità fra le diverse specie;
- diversità di ecosistema - la diversità ad un livello più alto di organizzazione: l'ecosistema (la ricchezza nella diversificazione dei processi alla quale i geni contribuiscono);
I ruoli della biodiversità
La biodiversità ha contribuito in molti modi allo sviluppo della cultura umana e, a turno, le comunità umane hanno avuto un ruolo notevole nel plasmare la diversità genetica di specie e livelli ecologici.
Gli ecosistemi naturali equilibrati contribuiscono al miglioramento delle produzione (fertilità di suolo, impollinazione delle piante, decomposizione dei residui vegetali e animali...), forniscono servizi come la purificazione dell'aria e dell’acqua (biodepurazione), stabilizzano il clima (attraverso il recupero della CO2 e la riduzione della siccità) e riducono l'erosione del suolo. In linea di massima è noto in ecologia che maggiore è la biodiversità di un ecosistema e maggiore è la sua resistenza agli stress ambientali e la perdita di una specie provoca un calo nell'abilità del sistema di mantenersi o recuperare in caso di degrado. Lo stato di mantenimento delle singole specie è funzionale all'equilibrio di un determinato ecosistema (es. foresta, macchia, lago, barriera corallina, ecc.).
Indirettamente queste funzioni ecosistemiche svolgono un ruolo fondamentale per la sopravvivenza umana e la biodiversità è un enorme serbatoio di risorse utilizzate direttamente o indirettamente dall'uomo in diversi campi:
- agricoltura: la maggiore diversità permette da un lato di accedere a diversi composti organici, nutrienti, vitamine e sali minerali e dall'altro garantisce una maggiore difesa dell'economia del primario, le colture monospecifiche sono infatti maggiormente a rischio di epidemie perché gli agenti patogeni (batteri o virus) sono specie specifici; in questosenso quindi è molto importante la biodiversità genetica;
- medicina: molte specie di piante selvatiche vengono usate per scopi medicinali da tempi antichi (il chinino per il trattamento della malaria, la digitale nella terapie cardiopatiche, la morfina nelle terapie del dolore). Secondo l’Istituto degli Stati Uniti sul Cancro, il 70% delle medicine che promettono una determinata efficienza anti-cancro provengono da piante delle foreste tropicali.
- industria: da ambiti naturali o seminaturali si ricavano fibre tessili vegetali o animali, legno per costruzioni e produzione di energia (biomassa), lubrificanti, profumi, tinte, carta, cere, gomma, lattici, resine, veleni ecc.
- turismo e attività ricreative: in aree di particolare importanza naturalistica dove è possibile sviluppare un turismo specifico, è aumentato significativamente negli ultimi decenni.
La biodiversità è importante anche dal punto di vista culturale e sociale. Ogni specie può dare agli scienziati indizi di come la vita si sia evoluta e come potrà evolversi sulla Terra. La biodiversità e il rispetto dei cicli biologici naturali sono stati considerati fondamentali nelle società preindustriali, non a caso la protezione della natura rappresenta un elemento fondamentale di molte culture ed eredità spirituali.
La gestione della biodiversità
Fino alla comparsa dell’uomo la Terra possedeva una maggiore biodiversità rispetto ad oggi. Anche se divisi sui numeri, molti scienziati ritengono che la percentuale di perdita che si sta attualmente manifestando sia maggiore rispetto al passato storico, ovvero che sia in corso un'estinzione di massa. Gli hotspots di biodiversità stanno diminuendo a causa del crescente impatto antropico, circa una specie di piante su otto è minacciata di estinzione e alcuni affermano che circa 1/5 delle specie viventi potrebbe scomparire nei prossimi 30 anni. Quasi tutti gli scienziati sono concordi nell’affermare che le perdite sono dovute alle attività umane, che incidono sulla distruzione di habitat in cui vivono piante e animali selvatici. I detrattori ritengono che non ci sono abbastanza dati per sostenere tale prospettiva dell'estinzione di massa, e sostengono che le estrapolazioni sono eccessive perché effettuate sulla distruzione delle foreste tropicali, delle scogliere coralline, delle mangrovie e di altri habitat ricchi in biodiversità, e non anche tenendo in considerazione habitat poveri in biodiversità e comunque molto diffusi nel pianeta come i deserti.
Fra i dissenzienti, alcuni affermano, che non ci sono abbastanza dati per sostenere la prospettiva dell'estinzione di massa, e sostengono che le estrapolazioni sono abusive perché effettuate sulla distruzione globale delle foreste tropicali, delle scogliere coralline, delle mangrovie e di altri habitat ricchi in biodiversità. Ciononostante, dopo il 1992, la conservazione della diversità biologica è divenuta una preoccupazione mondiale e molti stati hanno stabilito che nessun diritto di proprietà o nessuna regolamentazione di accesso alle risorse possa condurre alla loro perdita.
La visione moderna del rapporto fra uomo e ambiente è quindi quella che riconosce la diversità biologica come elemento chiave del funzionamento dell'ecosistema Terra. La diversità biologica è considerata non solo la varietà delle specie e sottospecie esistenti ma anche la diversità genetica e la diversità degli ecosistemi. La perdita di specie, sottospecie o varietà comporta danni all'uomo e vi sono diversi motivi per mantenere un'elevata biodiversità:
- culturale, perché è una perdita di conoscenze;
- scientifico, perché riduce la disponibilità di geni sul pianeta;
- economico, perché riduce le risorse genetiche potenziali;
- ecologico, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosistemi.
Valutare e tutelare la biodiversità
L'anno 2010 è stato dichiarato dall'ONU l'Anno internazionale della biodiversità, il decennio 2011-2020 è stato dichiarato Decennio della Biodiversità.
Oggi non siamo in grado di effettuare misure oggettive della biodiversità, possiamo solamente effettuare particolari parametrazioni per alcuni scopi o finalità. Per i conservazionisti pratici, questa misura dovrebbe quantificare un valore che è comprensibile e condivisibile in diversi luoghi. Per altri, una definizione più larga ed economicamente difendibile è che le valutazioni dovrebbero permettere di attuare programmi socioeconomici che assicurino la sostenibilità ambientale.
La biodiversità deve essere valutata attraverso l’analisi della sua evoluzione (attraverso osservazioni, inventari, conservazione, ecc.); tutto questo deve poi essere tradotto in termini di decisioni politiche. Questo sforzo sta conducendo ad una sempre maggiore definizione giurisprudenziale. Se la relazione tra "Legge ed Ecosistemi" è molto antica e si riferisce a diritti di proprietà, privata e pubblica, a forme di protezione per ecosistemi minacciati, e a diritti e doveri dei cittadini, la relazione tra "Legge e Specie" ovvero alla definizione delle specie che devono essere protette è invece più recente, e pochi anni hanno le relazioni giuridiche tra "Leggi e Geni". Infatti se l'approccio genetico allo sviluppo produttivo non è nuovo (addomesticazione, metodi di selezione delle piante) i progressi fatti nel campo genetico negli ultimi 20 anni richiedono sempre più una regolamentazione giuridica perché con lo sviluppo dell'ingegneria genetica gli uomini sta entrano nel campo della brevettazione dei geni. Siccome non abbiamo certezza che un incremento artificiale genetico si dimostri positivo, la migliore linea dovrà essere oggi quella della conservazione e persistenza del patrimonio genetico esistente.
Nell'ambito dei trattati sviluppati dalle Nazioni Unite esiste anche la Convenzione sulla Diversità Biologica, o CBD, adottata a Nairobi, Kenya, il 22 Maggio 1992 e che è stata ratificata ad oggi da 188 paesi. La Convenzione è stata aperta alla firma dei paesi durante il Summit Mondiale dei Capi di Stato tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992 insieme alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed alla Convenzione contro la Desertificazione, per questo denominate le tre Convenzioni di Rio. La Convenzione di Rio prevede l'istituzione di un sistema di elaborazione dati e l'individuazione di zone protette da sottoporre a misure speciali con l'intento di tutelare specie in via di estinzione ed ecosistemi degradati.
Rio de Janeiro ha costituito un incontro che ha generato molte tensioni tra il nord e il sud del mondo, che ha però contribuito ai legislatori per affermare concetti e criteri in materia ambientale e la sua ratifica in Italia è avvenuta tramite la Legge 124/1994, i cui obiettivi sono:
- Conservazione della diversità biologica (es. divieto sempre più diffuso nel vietare l'introduzione di specie alloctone);
- Uso durevole dei suoi componenti (protezione dell'uso delle risorse secondo prassi culturale), questo deve essere attentamente valutato perché ad esempio caccia o pesca o disboscamento hanno prassi culturali consolidate che devono essere rispettate, ma non possono andare contro alla possibilità di usare in modo durevole i componenti della biodiversità;
- Ripartizione giusta ed equa dei benefici derivanti dall'uso delle risorse genetiche, mediante: a) accesso soddisfacente alle risorse genetiche; b) adeguato trasferimento delle tecnologie pertinenti; c) adeguati finanziamenti.