Metodi di valutazione degli impatti
di Gian Andrea Pagnoni
ultima modifica 10/01/2015
ultima modifica 10/01/2015
Spesso la relazione dello Studio di Impatto Ambientale, in particolare la sezione di valutazione degli impatti, è progettata, pensata e sviluppata in favore del proponente del progetto e talvolta ha una mancanza di obiettività che gli Enti Competenti ritengono inaccettabile. Il problema non è facilmente risolvibile, basti pensare che il soggetto che paga il SIA è per legge il proponente (art. 22 comma 1), il quale ha ovviamente tutto l'interesse a far si che il SIA venga il più possibile trasformato in uno strumento giustificativo del progetto stesso piuttosto che di valutazione delle interferenze sull'ambiente. Il professionista stesso che redige il SIA, nella maggior parte dei casi una persona fisica o un'azienda privata, ha interesse a garantire il successo della proposta/progetto per mantenersi il cliente nel lavoro successivo. Per questo paesi come la Croazia e la Repubblica Ceca hanno stabilito sistemi di accreditamento per il consulente responsabile della redazione dello Studio di Impatto Ambientale. Rimanendo in Italia, non essendo la valutazione ambientale oggetto di tutela di un albo professionale, l'elemento di garanzia della procedura viene dal fatto che l'Ente che valuta è in linea di principio super partes, infatti l'Ente competente per la procedura di approvazione del progetto (procedura di VIA) è un ente pubblico. Se lo sviluppo di un progetto è controverso (ovvero in Conferenza dei Servizi emergono dubbi in merito), possono essere richieste integrazioni dai portatori di interesse coinvolti nel processo (agenzie, enti, cittadini, ecc.) e, in casi particolari, uno studio può essere commissionato dall'Ente di Competenza.
L'analisi degli impatti
Il problema dell’individuazione e della valutazione degli impatti ambientali dovuti ad un’azione di progetto è sempre di difficile risoluzione a causa della vastità ed interdisciplinarietà del campo di studio, dell’eterogeneità degli elementi da esaminare e della difficile valutazione che si può fare nei riguardi di alcune problematiche ambientali. Da un lato vi è la difficoltà di quantificare un impatto (come ad esempio il gradimento di un impatto visivo o la previsione nel futuro di un impatto faunistico), dall’altro vi sono componenti ambientali per le quali la valutazione risulta complicata dalla complessità intrinseca (dimensione dell'impatto su un ecosistema fluviale o distanza di influenza di un progetto che immette fumi in atmosfera).
Esistono numerosi approcci metodologici utilizzabili per la fase di individuazione e valutazione degli impatti che vanno da qualitativi o rappresentativi, a modelli di analisi e simulazione. Poiché il SIA è uno strumento di supporto alla fase decisionale sull’ammissibilità di un’opera, la relazione deve essere condotta con metodologie e strumenti in grado di fornire giudizi qualitativi e quantitativi su un progetto e su una serie di alternative, attraverso lo studio di appositi indicatori ambientali e con modalità il più possibile oggettive e in in modo da ridurre al minimo la soggettività del giudizio.
La finalità di fondo di un SIA si articola su due livelli:
- identificazione degli impatti;
- stima degli impatti.
La definizione di impatto
Se si parla con persone non specializzate in materia si noterà che la maggior parte di esse ha sentito parlare di "impatto ambientale" e bene o male riesce ad intuire di cosa si sta parlando. Se però dalla intuizione si passa ad una richiesta di definizione si noterà che il concetto diventa più vago. A dimostrazione che il vocabolo è noto, ma il concetto un po' meno provate a cercare la definizione di "impatto ambientale" nel web e troverete molte versioni. Di seguito ne elenchiamo alcune:
- L’insieme delle modifiche apportate all'ambiente da un processo, un’attività o un’opera dell’uomo. Comprende le emissioni gassose, i reflui, i rifiuti solidi e i consumi di acqua, di energia e di materie prime. www.nonsoloaria.com/glosshtm/ijk.htm
- Qualunque modificazione dell'ambiente, negativa o benefica, totale o parziale, conseguente ad attività, prodotti o servizi di un'organizzazione. www.si-web.it/glossario.ambiente
- Influenza di un intervento urbanistico (per esempio, un’autostrada) o di un insediamento industriale su una certa zona, tale da provocare condizioni di degrado. www.paramond.it/art/0001_sussidifiltro/viaggiocostituzione/gloss.htm
- Qualsiasi cambiamento all'ambiente, sia avverso che favorevole, interamente o parzialmente derivante dalle attività di un'organizzazione. Un impatto ambientale richiama certamente un problema ambientale. www.provincia.bologna.it/ambiente/energia/glossario_energia.htm
- Scontro con l'ambiente. Nel caso di una attività o di presenza umana in una data zona, ci si riferisce all'effetto inquinante che ne può derivare. Studiare l'impatto ambientale di una data attività umana significa valutarne tutte le possibili e più varie conseguenze a livello ambientale. http://www.minerva.unito.it/Chimica&industria/Dizionario/Supplementi01/LessicoAmbiente/LessicoAmbienteDI.htm
La definizione ufficiale è quella data dal Decreto Legislativo 152/2006 che all'art. 5, punto 1, comma c, definisce l'impatto ambientale come "l’alterazione qualitativa e/o quantitativa dell’ambiente (inteso come sistema di relazioni fra i fattori antropici, fisici, chimici, naturalistici, climatici, paesaggistici, architettonici, culturali ed economici) in conseguenza dell’attuazione sul territorio di piani o programmi o della realizzazione di progetti relativi a particolari impianti, opere o interventi pubblici o privati, nonché della messa in esercizio delle relative attività."
Il modello sorgente bersaglio
- Sia quando si parla in discussioni colloquiali, ma spesso anche in tavoli tecnici quali le conferenze dei servizi di una procedura di VIA, il termine impatto viene spesso utilizzato per descrivere solo le azioni negative di un progetto. Per avere una immagine più ampia del termine riteniamo importante ricordare che esistono impatti sia naturali che antropici e che gli stessi possono avere scale di azione molto diverse. Le grandi calamità naturali sono senza dubbio oggetto di grandi impatti sulla salute umana e sugli aspetti socio-economici, le stesse calamità possono avere scale di diverso ordine:
- planetaria (asteroidi, tsunami, esplosioni di edifici vulcanici, ecc.);
- internazionale (uragani, terremoti e maremoti);
- locale (frane o alluvioni).
- planetaria (fall out radioattivo);
- internazionale (disastri in cui sono coinvolte sostanze pericolose od esplosive);
- locale (miniere, ponti, industria energetica, ecc.).
L'ambito territoriale da analizzare
La scelta dell’area territoriale d’indagine, negli studi d’impatto ambientale, è solitamente una funzione dell’estensione dei singoli impatti analizzati:
- Impatti chimico-fisici: si manifestano all’interno di precise identità ambientali (bacini idrografici, valli, biotopi, comprensori agricoli ecc.) su modelli di organizzazioni dell’ambiente, dell’uso delle risorse, delle infrastrutture e dei servizi. Ad esempio l'inquinamento di una falda acquifera contenuta ha un ambito di indagine inferiore ad un inquinamento industriale di un fiume.
- Impatti economici: su precise forme di produzione del reddito che si esprimono in un sistema di relazioni circoscrivibile (comunità rurali, bacini di produzione artigianale, comprensori turistici ecc.). Ad esempio l'impatto economico di un porto turistico ha un ambito di indagine inferiore rispetto ad un ponte di collegamento tra due regioni o tra due nazioni.
- Impatti sociali: su precise identità locali di carattere storico, culturale, politico, etnico. Ad esempio la costruzione di un parco divertimenti ha un'ara di indagine diversa rispetto alla realizzazione di autostrada lungo aree aldi fuori delle grandi vie di comunicazione.
- Impatti sul benessere dell'uomo: su aspetti della salute psico-fisica di gruppi di uomini come rumore, elettromagnetismo, qualità dell'aria, ecc.
- Impatti sulle componenti naturali: su habitat naturali, su associazioni vegetali o su popolazioni significative di specie di interesse conservazionistico. Ad esempio l'impatto su una popolazione di anfibi causato dalla realizzazione di una strada ha un'area di indagine inferiore rispetto all'impatto di un parco eolico su popolazioni di rapaci di grandi dimensioni (es. aquila o grifone).
- disponibilità di dati: non tutti i territori e/o le componenti ambientali sono spesso adeguatamente studiati, dal punto di vista pratico questo comporta uno sforzo notevole fin dalla preparazione del preventivo per capire il livello di dettaglio al quale si può arrivare semplicemente acquisendo dati pubblici, acquistando dati non di dominio pubblico e rilevando i dati con campagne di monitoraggio ante operam;
- livelli di territorializzazione delle indagini: l'area di studio raramente coincide con l'area di progetto, se prendiamo ad esempio un progetto che prevede l'immissione di sostanze in aria o in acqua (centrale elettrica o uno scarico fluviale di un industria) l'area da indagare prima e dopo la realizzazione può tranquillamente arrivare a decine di km di distanza dal sito di progetto e più aumenta l'area di indagine più difficile sarà avere una copertura omogenea dei dati;
- tempi di rilevazione: i dati disponibili derivano spessissimo da studi effettuati in periodi diversi e risultano talvolta obsoleti e non comparabili, questo comporta da un lato conflitti con il committente che generalmente vuole investire nel progetto in un arco temporale di pochi mesi se non settimane e dall'altro difficoltà nel recuperare i dati;
- metodi e finalità delle indagini: spesso i dati disponibili non forniscono dati comparabili od utilizzabili per elaborazioni di tipo quantitativo, un notevole sforzo deve quindi essere fatto per trovare o recuperare dati il più possibile uniforme.
I metodi per la valutazione di impatto ambientale
La prima distinzione che deve essere fatta è quella tra i metodi per valutare gli impatti e le tecniche per prevedere impatti specifici. Le tecniche di VIA mirano a prevedere, quindi, lo stato futuro di specifici parametri ambientali. Ne consegue che, per ogni studio di valutazione d’impatto, possono essere usate tecniche diverse che ricomposte insieme rappresentano il corpo dei dati raccolti, organizzati ed interpretati secondo i principi della VIA. Il fatto importante è che tutti i metodi identificano impatti, mentre solo alcuni includono anche la possibilità di valutare gli impatti identificati.
Le metodologie più utilizzate per la valutazione d’impatto ambientale sono:
- Check list
- Matrici
- GIS
Check list
Le check lists o liste di controllo, insieme alle matrici, rappresentano uno dei metodi più vecchi e diffusi nella valutazione d’impatto ambientale. Non costituiscono in senso stretto una procedura o un metodo per la valutazione degli effetti, ma più propriamente sono da considerare uno strumento estremamente flessibile, attraverso il quale è possibile definire gli elementi del progetto che influenzano componenti e fattori ambientali e l'utilizzazione delle risorse ivi esistenti. Il loro uso risulta fondamentale nella fase iniziale dell'analisi (fase di scooping), predisponendo un quadro informativo sulle principali interrelazioni che dovranno essere analizzate e consentono di evitare di trascurare qualche elemento significativo.
Possono essere organizzate per gruppi omogenei di termini (azioni elementari, componenti ambientali, ecc.).
Le liste che seguono riguardano sei insiemi di termini omogene:
Azioni di progetto (AZ): gli elementi dei progetti, che sono sorgente diretta di modificazioni dell'ambiente.
Fattori primari di interferenza sull'ambiente (FI) : le modalità attraverso cui l'ambiente viene modificato all'origine.
Perturbazioni secondaria dell'ambiente (FP) : eventi secondari nell'ambiente, conseguenze delle interferenza iniziali.
Fattori sinergici (FS): elementi o condizioni particolari dell'ambiente suscettibili di esaltare o abbattere le perturbazioni sull'ambiente indotta dalle interferenza iniziali dell'opera.
Componenti ambientali / Bersagli (CA): elementi dell'ambiente perturbati (direttamente o indirettamente) dall'opera, e significativi ai fini della analisi di impatto.
Risorse ecosistemiche (REC): specificazione degli elementi ambientali relativi alle componenti ecosistemiche.
I rapporti logici tra i diversi insiemi di termini sono:
L'opera in progetto comporta una serie di azioni elementari.
Tali azioni producono interferenze dirette di vario tipo sull'ambiente, che provocano perturbazioni immediate o come conseguenza di processi intermedi.
Tali perturbazioni possono essere esaltate in particolari circostanze.
Le perturbazioni dell'ambiente acquisteranno significato ai fini della analisi di impatto quando interessano componenti dell'ambiente a cui sia stata preventivamente riconosciuta importanza (bersagli).
Il processo descritto (azioni - interferenze - perturbazioni bersagli) può in teoria riguardare tutte le combinazioni tra i diversi insiemi di termini della lista di controllo. Il numero degli impatti possibili è teoricamente molto elevato, ma in pratica buona parte della combinazioni possibili sono trascurabili.
Diventa utile esprimere sinteticamente la linee di impatti di maggior interesse, capaci di rendere conto di vie critiche effettivamente importanti, sia per la loro gravità intrinseca, sia per la loro frequenza. Si potrà anche notare che gli impatti in questione potranno essere sia positivi che negativi.
Si possono limitare tali inconvenienti attraverso l'uso di due strumenti:
- l'apertura nei confronti di integrazioni e modifiche; la versione presentata potrà pertanto essere periodicamente aggiornata;
- l’impostazione dello schema a più livelli di specificazione; in questo modo l'aggiunta di nuovi termini di elevata specificità è semplice e non modifica lo schema complessivo.
Matrici
Le matrici di valutazione consistono in checklists bidimensionali in cui una lista di attività di progetto (fattori) previste per la realizzazione dell’opera viene messa in relazione con una lista di componenti ambientali per identificare le potenziali aree di impatto. Per ogni intersezione tra gli elementi delle due liste si può dare una valutazione del relativo effetto assegnando un valore di una scala scelta e giustificata. Si ottiene così una rappresentazione bidimensionale delle relazioni causa/effetto (fattore/componente) tra le attività di progetto e le variabili ambientali potenzialmente suscettibili di impatti.
Il metodo delle matrici risulta uno dei più utilizzati in quanto consente di unire l’immediatezza visiva della rappresentazione grafica delle relazioni causa-effetto alla possibilità di introdurre nelle celle una valutazione, qualitativa o quantitativa, degli impatti. Le valutazioni fornite dalle matrici possono essere:
La matrice più nota è la Matrice di Leopold (1971), che ha gettato le basi a numerosi sviluppi concettuali per le matrici ambientali. È una matrice bidimensionale che permette di identificare gli impatti potenziali, mettendo in relazione tutte le possibili azioni (elencate orizzontalmente) che hanno una certa probabilità a verificarsi durante la fase di costruzione del progetto oggetto di studio, con quelle ambientali (verticali) che si incrociano. La matrice originale riporta in colonna una lista di 100 azioni di progetto previste (suddivise in 11 categorie riguardanti la fase di costruzione e di esercizio) e in riga 88 componenti ambientali su cui agiscono le azioni stesse. L’interazione tra le due probabilità di impatto è schematizzata da una celletta della matrice segnata da una diagonale, quindi nelle celle d’intersezione si riportano due numeri: la grandezza dell’impatto della data azione sulla data componente (in una scala da +10, molto positivo, a –10, molto negativo) e la rilevanza dell’impatto (in una scala da 10, molto rilevante, a 1, irrilevante). La sommatoria orizzontale e verticale di tali valutazioni singole permette di giungere ad una valutazione globale. Questa matrice è stata in seguito modificata da molti autori inserendo pesi e includendo la variabile tempo.
Un'altra tipologia di matrice molto utilizzata è quella delle matrici cromatiche che quantificano ed evidenziano le interazioni tra elementi di impatto e categorie ambientali tramite una rappresentazione cromatica qualitativa. Possono essere utilizzate due differenti scale cromatiche (es. verde per gli effetti positivi o rosso per i negativi), comprendenti quattro livelli di valutazione espressi da diverse tonalità corrispondenti ai seguenti livelli qualitativi: trascurabile, basso, medio, alto.
La rappresentazione cromatica degli impatti consente una immediata e sintetica individuazione degli elementi critici di impatto ed è molto utile in fase di sintesi non tecnica.
I modelli matriciali sono di facile comprensione ed utilizzo, possono essere applicati a molti casi e sono indicati per impatti diretti. Non prendono però in considerazione gli effetti secondari, non permettono di specificare se i dati su cui si basano i giudizi sono qualitativi o quantitativi e neppure il tipo di tecnica usata per arrivare al giudizio. Spesso sono quindi utilizzate nella fase di scoping e nella fase di controllo del processo di VIA. Come vedremo di seguito è possibile però approfondire i modelli matriciali e intensificare l'analisi in modo ponderato e comparato.
Dalle carte sovrapposte al GIS
La storia della cartografia potremmo farla iniziare con la realizzazione di carte geografiche che seguono metodi basati sulla percezione e sulla ricostruzione soggettiva. A partire dall’età moderna, il principale problema tecnico dello sviluppo di una superficie sferica (quella terrestre) su una superficie piana (quella della carta) viene risolto attraverso soluzioni geometriche (Proiezioni geometriche), in seguito sostituite dalle rigorose trattazioni matematiche (Rappresentazioni analitiche), su cui di fatto sono basati i principi. Le fotografie aree prima e le immagini satellitari poi, ci hanno d’altro canto permesso di avere immagini della terra in precedenza inedite. Con l'accesso alla visione aerea e satellitare si è compiuto un lungo tragitto, che ci ha portato alla piena percezione dello spazio che ci circonda. Nonostante questo, le richieste di rappresentazione cartografica sono in costante aumento e le ragioni di questo aumento sono legate ai molteplici impieghi delle carte tematiche. Infatti la cartografia più diffusa non rappresenta più i luoghi, gli spazi e le distanze, ma, unitamente a questi dati geografici essenziali, vengono rappresentati dati e informazioni di ogni genere.
Nelle carte sovrapposte un tempo venivano posizionati lucidi di carte con tematismi diversi, oggi tale metodo è stato ampiamente superato dai GIS. Il metodo della sovrapposizione delle carte, ben noto ai pianificatori, è stato ben spiegato da Mc Harg nel 1969, che lo adoperò nella valutazione d’impatto. Esso consiste in una serie di carte trasparenti sovrapponibili usate per identificare o prevedere l’intensità e l’estensione geografica d’impatti. L’area di studio è pertanto suddivisa in unità spaziali alle quali corrisponde una serie di informazioni, con le carte trasparenti si può constatare quali siano i cambiamenti geografici di ogni attributo fisico in modo da determinare gli impatti. I limiti del metodo sono evidenti, uno è il numero delle carte che si può ottenere e naturalmente quando il numero cresce è importante l’ausilio del computer. L’altro è di natura pratica nel, senso che l’identificazione degli impatti avviene piu’ in senso di qualità che di quantità.
Tra i vari prodotti che la rivoluzione informatica ha prodotto negli ultimi anni i GIS (Geographic Information System, in italiano Sistemi Informativi Geografici o SIT), rappresentano una innovazione epocale nella gestione e nella produzione cartografica. Questi sistemi si basano sulla fusione di due capisaldi dell'innovazione informatica: i sistemi di disegno computerizzato (CAD) e i data base relazionali (DBMS), i quali peraltro sono tra le prime creazioni dell'informatica. Il primo sistema ha permesso il disegno computerizzato delle entità geografiche il secondo l'immagazzinamento dei dati e delle informazioni legate a queste entità.
Con questi nuovi sistemi le applicazioni della cartografia si moltiplicano: ogni dato è rappresentabile in una carta attraverso la sua posizione geografica (dati georeferenziati), definita dal sistema di coordinate adottato. Unitamente alle coordinate geografiche sono presenti tutte le informazione che lo riguardano, immagazzinate in un database.
In questi ultimi anni quasi tutta la cartografia geografica tradizionale, di ogni genere e tipo, sta divenendo una cartografia geografica digitale e in breve andrà a fare parte di sistemi informativi territoriali che, attraverso i GIS, sono in grado di produrre carte geografiche e tematiche per tutte le nostre esigenze e finalità.
Gli studi di impatto ambientali complessi oggi hanno sempre una base GIS su cui impostare l'analisi.
L'analisi quantitativa degli impatti
Le matrici, benché semplici da usare, hanno limitazioni sia pratiche che teoriche. Poiché la scala di valori assegnata non è standardizzata, ma varia secondo il punto di vista degli esperti che preparano lo studio, ha un notevole margine di soggettività. Le matrici considerano il sistema in entità discrete (cellette), ma il sistema ambiente è composto da componenti (paesaggio, acqua, flora, ecc.) prive di confini reali e legate da complessi processi di interazione.
Lo sviluppo dei GIS, l'analisi e il monitoraggio del territorio e l'elaborazione dei dati con semplici metodi che permettono di ponderare tali interazioni permettono però di approfondire la valutazione a livelli che combinano correttezza analitica e facilità di applicazione.
L'obiettivo della analisi quantitativa è quello di ottenere valori confrontabili tra loro e quindi individuare e stimare il valore di ciascun elemento della matrice. Questo può essere effettuato attraverso un indice di qualità ambientale (IQA o in inglese "environmental quality index" EQI) che definisce numericamente la qualità di quella determinata componente ambientale (es. paesaggio, suolo, fauna, ecc.) in quel determinato momento. Si parla di indice e non di indicatore perché il fine del metodo (che parte del modello matriciale) è quello di ottenere dei valori confrontabili e quindi in forma adimensionale. Per fare questo si usano quelle che vengono definite funzioni di utilità, espresse in veste grafica, che “traducono” l’unita di misura propria di ciascun indicatore, in un indice adimensionale e quindi raffrontabile, l’IQA appunto.
Nella pratica ogni componente ambientale ha un possibile range di IQA da 0 a 1, dove 0 rappresenta la minima e 1 la massima qualità ambientale prodotta dalle diverse alternative.
E' importante fare lo sforzo di spostare l'attenzione dal concetto di "impatto" al concetto di "qualità dell'ambiente". Se l'impatto può avere una scala sia positiva che negativa, la soddisfazione ambientale varia da 0 a 1, perché la minima soddisfazione ambientale corrisponde alla "invivibilità" di quella determinata componente e quindi ha un valore nullo.
Un approccio con matrici e analisi quantitative deve quindi essere basato sull'analisi delle alternative. Gli IQA di ogni componente ambientale vanno calcolati per tutte le alternative possibili, e nelle situazioni in cui alternative non esistono dovranno quanto meno essere valutate l'alternativa di progetto e l'alternativa 0, cioè il mantenimento dello stato ante operam.
Ad esempio il massimo impatto possibile sulla qualità dell'acqua di un fiume da parte di una industria chimica comporterebbe un totale degrado della componente (ad esempio l'impossibilità di essere utilizzata dall'uomo o la scomparsa delle componenti vegetazione e fauna presenti). In tale situazione il valore dell'IQA di tale componente (acqua) passerebbe dal valore in cui si trova attualmente al valore di 0. Viceversa, il progetto di costruzione di un depuratore che raccoglie le acque reflue urbane prima di immetterle in un fiume (alternativa 0) aumenterebbe la qualità ambientale della componente.
Messi a confronto su un grafico, gli IQA delle alternative permetteranno di visualizzare la posizione reciproca degli IQA delle diverse alternative. Raramente si ha a che fare con gli estremi 0 e 1 di IQA, generalmente si hanno valori di soddisfazione ambientale decimali. Un paesaggio degradato potrebbe avere un IQA di 0,2, mentre un ambito in alta montagna potrebbe avere una qualità dell'aria di 0,95.
Il calcolo e la valutazione degli IQA non è semplice sia perché è necessario avere una serie di dati numerici (spesso di difficile reperimento), sia perché alcune componenti ambientali sono difficilmente riducibili a dati numerici (es. paesaggio). Chi decide di utilizzare questa metodologia di studio per il SIA (matrici quantitative) dovrà valutare già in fase di predisposizione del preventivo le difficoltà che si incontreranno nel recupero dei dati e nella restituzione dei dati stessi all'interno di funzioni di utilità. Citiamo alcuni esempi.
Paesaggio
Se il paesaggio iniziale è un paesaggio "intatto" dal punto di vista ecosistemico o culturale (esempi sono una foresta matura, il centro storico di Roma) è evidente che ci troveremo in una situazione ante operam di soddisfazione ambientale massima (= 1), ma in altre situazioni (un bosco degradato da specie alloctone, il centro storico di una cittadina di scarso interesse storico culturale, ecc.) ci troveremo in una situazione inferiore a 1, fino ad arrivare ad un paesaggio totalmente degradato (ad es. un ambito industriale abbandonato, un ambito agricolo degradato, ecc.) la cui soddisfazione ambientale è prossima allo 0.
A seconda del contesto ambientale in cui operiamo una struttura di progetto (tralicci, torri eoliche, ciminiere) può ridurre o aumentare la qualità ambientale della componente “Paesaggio e patrimonio storico/culturale” rispetto alla condizione anteoperam (Alternativa 0).
Qualità dell'aria
Paragonando un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili con una centrale termoelettrica a carbone la componente ambientale “qualità dell’aria” sarà maggiore nel primo caso (prossima a 1) e minore nel secondo (prossima a 0) in quanto abbiamo a che fare con i due progetti tipicamente contrapposti rispetto alla qualità dell'aria. Nel caso di una turbogas a metano la soddisfazione ambientale potrebbe aumentare rispetto alla situazione ante operam se si tratta di un progetto di modifica di un impianto preesistente (ad es. passaggio da una centrale a carbone ad una a metano) o potrebbe diminuire se l'aleternativa è quella nulla, ovvero se si tratta di un nuovo impianto. Infatti per quanto si utilizzino le migliori tecnologie disponibili è evidente che una centrale a combustibili fossili determinerà sempre una riduzione della qualità dell'aria.
Gli IQA di ogni componente ambientale saranno quindi analizzati ante operam (alternativa 0) e post operam, in fase di cantiere e di progetto. Alla fine della analisi si vedrà, con una semplice somma algebrica, se il progetto determina complessivamente un aumento o una diminuzione della qualità ambientale complessiva (considerate tutte le componenti).
Le matrici di valutazione consistono in checklists bidimensionali in cui una lista di attività di progetto (fattori) previste per la realizzazione dell’opera viene messa in relazione con una lista di componenti ambientali per identificare le potenziali aree di impatto. Per ogni intersezione tra gli elementi delle due liste si può dare una valutazione del relativo effetto assegnando un valore di una scala scelta e giustificata. Si ottiene così una rappresentazione bidimensionale delle relazioni causa/effetto (fattore/componente) tra le attività di progetto e le variabili ambientali potenzialmente suscettibili di impatti.
Il metodo delle matrici risulta uno dei più utilizzati in quanto consente di unire l’immediatezza visiva della rappresentazione grafica delle relazioni causa-effetto alla possibilità di introdurre nelle celle una valutazione, qualitativa o quantitativa, degli impatti. Le valutazioni fornite dalle matrici possono essere:
- qualitative - quando si definisce solo la correlazione tra causa ed effetto senza dare indicazioni aggiuntive;
- semi-quantitative - quando la matrice individua gli impatti e ne definisce anche la rilevanza tramite un’apposita notazione, secondo parametri quali ad esempio: positività o negatività dell’impatto, intensità dell’impatto, reversibilità o irreversibilità dell’impatto
- quantitative - quando ha lo scopo di ottenere valori confrontabili tra loro e quindi in forma adimensionale (vedi per analisi di dettaglio il prossimo paragrafo.
La matrice più nota è la Matrice di Leopold (1971), che ha gettato le basi a numerosi sviluppi concettuali per le matrici ambientali. È una matrice bidimensionale che permette di identificare gli impatti potenziali, mettendo in relazione tutte le possibili azioni (elencate orizzontalmente) che hanno una certa probabilità a verificarsi durante la fase di costruzione del progetto oggetto di studio, con quelle ambientali (verticali) che si incrociano. La matrice originale riporta in colonna una lista di 100 azioni di progetto previste (suddivise in 11 categorie riguardanti la fase di costruzione e di esercizio) e in riga 88 componenti ambientali su cui agiscono le azioni stesse. L’interazione tra le due probabilità di impatto è schematizzata da una celletta della matrice segnata da una diagonale, quindi nelle celle d’intersezione si riportano due numeri: la grandezza dell’impatto della data azione sulla data componente (in una scala da +10, molto positivo, a –10, molto negativo) e la rilevanza dell’impatto (in una scala da 10, molto rilevante, a 1, irrilevante). La sommatoria orizzontale e verticale di tali valutazioni singole permette di giungere ad una valutazione globale. Questa matrice è stata in seguito modificata da molti autori inserendo pesi e includendo la variabile tempo.
Un'altra tipologia di matrice molto utilizzata è quella delle matrici cromatiche che quantificano ed evidenziano le interazioni tra elementi di impatto e categorie ambientali tramite una rappresentazione cromatica qualitativa. Possono essere utilizzate due differenti scale cromatiche (es. verde per gli effetti positivi o rosso per i negativi), comprendenti quattro livelli di valutazione espressi da diverse tonalità corrispondenti ai seguenti livelli qualitativi: trascurabile, basso, medio, alto.
La rappresentazione cromatica degli impatti consente una immediata e sintetica individuazione degli elementi critici di impatto ed è molto utile in fase di sintesi non tecnica.
I modelli matriciali sono di facile comprensione ed utilizzo, possono essere applicati a molti casi e sono indicati per impatti diretti. Non prendono però in considerazione gli effetti secondari, non permettono di specificare se i dati su cui si basano i giudizi sono qualitativi o quantitativi e neppure il tipo di tecnica usata per arrivare al giudizio. Spesso sono quindi utilizzate nella fase di scoping e nella fase di controllo del processo di VIA. Come vedremo di seguito è possibile però approfondire i modelli matriciali e intensificare l'analisi in modo ponderato e comparato.
Dalle carte sovrapposte al GIS
La storia della cartografia potremmo farla iniziare con la realizzazione di carte geografiche che seguono metodi basati sulla percezione e sulla ricostruzione soggettiva. A partire dall’età moderna, il principale problema tecnico dello sviluppo di una superficie sferica (quella terrestre) su una superficie piana (quella della carta) viene risolto attraverso soluzioni geometriche (Proiezioni geometriche), in seguito sostituite dalle rigorose trattazioni matematiche (Rappresentazioni analitiche), su cui di fatto sono basati i principi. Le fotografie aree prima e le immagini satellitari poi, ci hanno d’altro canto permesso di avere immagini della terra in precedenza inedite. Con l'accesso alla visione aerea e satellitare si è compiuto un lungo tragitto, che ci ha portato alla piena percezione dello spazio che ci circonda. Nonostante questo, le richieste di rappresentazione cartografica sono in costante aumento e le ragioni di questo aumento sono legate ai molteplici impieghi delle carte tematiche. Infatti la cartografia più diffusa non rappresenta più i luoghi, gli spazi e le distanze, ma, unitamente a questi dati geografici essenziali, vengono rappresentati dati e informazioni di ogni genere.
Nelle carte sovrapposte un tempo venivano posizionati lucidi di carte con tematismi diversi, oggi tale metodo è stato ampiamente superato dai GIS. Il metodo della sovrapposizione delle carte, ben noto ai pianificatori, è stato ben spiegato da Mc Harg nel 1969, che lo adoperò nella valutazione d’impatto. Esso consiste in una serie di carte trasparenti sovrapponibili usate per identificare o prevedere l’intensità e l’estensione geografica d’impatti. L’area di studio è pertanto suddivisa in unità spaziali alle quali corrisponde una serie di informazioni, con le carte trasparenti si può constatare quali siano i cambiamenti geografici di ogni attributo fisico in modo da determinare gli impatti. I limiti del metodo sono evidenti, uno è il numero delle carte che si può ottenere e naturalmente quando il numero cresce è importante l’ausilio del computer. L’altro è di natura pratica nel, senso che l’identificazione degli impatti avviene piu’ in senso di qualità che di quantità.
Tra i vari prodotti che la rivoluzione informatica ha prodotto negli ultimi anni i GIS (Geographic Information System, in italiano Sistemi Informativi Geografici o SIT), rappresentano una innovazione epocale nella gestione e nella produzione cartografica. Questi sistemi si basano sulla fusione di due capisaldi dell'innovazione informatica: i sistemi di disegno computerizzato (CAD) e i data base relazionali (DBMS), i quali peraltro sono tra le prime creazioni dell'informatica. Il primo sistema ha permesso il disegno computerizzato delle entità geografiche il secondo l'immagazzinamento dei dati e delle informazioni legate a queste entità.
Con questi nuovi sistemi le applicazioni della cartografia si moltiplicano: ogni dato è rappresentabile in una carta attraverso la sua posizione geografica (dati georeferenziati), definita dal sistema di coordinate adottato. Unitamente alle coordinate geografiche sono presenti tutte le informazione che lo riguardano, immagazzinate in un database.
In questi ultimi anni quasi tutta la cartografia geografica tradizionale, di ogni genere e tipo, sta divenendo una cartografia geografica digitale e in breve andrà a fare parte di sistemi informativi territoriali che, attraverso i GIS, sono in grado di produrre carte geografiche e tematiche per tutte le nostre esigenze e finalità.
Gli studi di impatto ambientali complessi oggi hanno sempre una base GIS su cui impostare l'analisi.
L'analisi quantitativa degli impatti
Le matrici, benché semplici da usare, hanno limitazioni sia pratiche che teoriche. Poiché la scala di valori assegnata non è standardizzata, ma varia secondo il punto di vista degli esperti che preparano lo studio, ha un notevole margine di soggettività. Le matrici considerano il sistema in entità discrete (cellette), ma il sistema ambiente è composto da componenti (paesaggio, acqua, flora, ecc.) prive di confini reali e legate da complessi processi di interazione.
Lo sviluppo dei GIS, l'analisi e il monitoraggio del territorio e l'elaborazione dei dati con semplici metodi che permettono di ponderare tali interazioni permettono però di approfondire la valutazione a livelli che combinano correttezza analitica e facilità di applicazione.
L'obiettivo della analisi quantitativa è quello di ottenere valori confrontabili tra loro e quindi individuare e stimare il valore di ciascun elemento della matrice. Questo può essere effettuato attraverso un indice di qualità ambientale (IQA o in inglese "environmental quality index" EQI) che definisce numericamente la qualità di quella determinata componente ambientale (es. paesaggio, suolo, fauna, ecc.) in quel determinato momento. Si parla di indice e non di indicatore perché il fine del metodo (che parte del modello matriciale) è quello di ottenere dei valori confrontabili e quindi in forma adimensionale. Per fare questo si usano quelle che vengono definite funzioni di utilità, espresse in veste grafica, che “traducono” l’unita di misura propria di ciascun indicatore, in un indice adimensionale e quindi raffrontabile, l’IQA appunto.
Nella pratica ogni componente ambientale ha un possibile range di IQA da 0 a 1, dove 0 rappresenta la minima e 1 la massima qualità ambientale prodotta dalle diverse alternative.
E' importante fare lo sforzo di spostare l'attenzione dal concetto di "impatto" al concetto di "qualità dell'ambiente". Se l'impatto può avere una scala sia positiva che negativa, la soddisfazione ambientale varia da 0 a 1, perché la minima soddisfazione ambientale corrisponde alla "invivibilità" di quella determinata componente e quindi ha un valore nullo.
Un approccio con matrici e analisi quantitative deve quindi essere basato sull'analisi delle alternative. Gli IQA di ogni componente ambientale vanno calcolati per tutte le alternative possibili, e nelle situazioni in cui alternative non esistono dovranno quanto meno essere valutate l'alternativa di progetto e l'alternativa 0, cioè il mantenimento dello stato ante operam.
Ad esempio il massimo impatto possibile sulla qualità dell'acqua di un fiume da parte di una industria chimica comporterebbe un totale degrado della componente (ad esempio l'impossibilità di essere utilizzata dall'uomo o la scomparsa delle componenti vegetazione e fauna presenti). In tale situazione il valore dell'IQA di tale componente (acqua) passerebbe dal valore in cui si trova attualmente al valore di 0. Viceversa, il progetto di costruzione di un depuratore che raccoglie le acque reflue urbane prima di immetterle in un fiume (alternativa 0) aumenterebbe la qualità ambientale della componente.
Messi a confronto su un grafico, gli IQA delle alternative permetteranno di visualizzare la posizione reciproca degli IQA delle diverse alternative. Raramente si ha a che fare con gli estremi 0 e 1 di IQA, generalmente si hanno valori di soddisfazione ambientale decimali. Un paesaggio degradato potrebbe avere un IQA di 0,2, mentre un ambito in alta montagna potrebbe avere una qualità dell'aria di 0,95.
Il calcolo e la valutazione degli IQA non è semplice sia perché è necessario avere una serie di dati numerici (spesso di difficile reperimento), sia perché alcune componenti ambientali sono difficilmente riducibili a dati numerici (es. paesaggio). Chi decide di utilizzare questa metodologia di studio per il SIA (matrici quantitative) dovrà valutare già in fase di predisposizione del preventivo le difficoltà che si incontreranno nel recupero dei dati e nella restituzione dei dati stessi all'interno di funzioni di utilità. Citiamo alcuni esempi.
Paesaggio
Se il paesaggio iniziale è un paesaggio "intatto" dal punto di vista ecosistemico o culturale (esempi sono una foresta matura, il centro storico di Roma) è evidente che ci troveremo in una situazione ante operam di soddisfazione ambientale massima (= 1), ma in altre situazioni (un bosco degradato da specie alloctone, il centro storico di una cittadina di scarso interesse storico culturale, ecc.) ci troveremo in una situazione inferiore a 1, fino ad arrivare ad un paesaggio totalmente degradato (ad es. un ambito industriale abbandonato, un ambito agricolo degradato, ecc.) la cui soddisfazione ambientale è prossima allo 0.
A seconda del contesto ambientale in cui operiamo una struttura di progetto (tralicci, torri eoliche, ciminiere) può ridurre o aumentare la qualità ambientale della componente “Paesaggio e patrimonio storico/culturale” rispetto alla condizione anteoperam (Alternativa 0).
Qualità dell'aria
Paragonando un impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili con una centrale termoelettrica a carbone la componente ambientale “qualità dell’aria” sarà maggiore nel primo caso (prossima a 1) e minore nel secondo (prossima a 0) in quanto abbiamo a che fare con i due progetti tipicamente contrapposti rispetto alla qualità dell'aria. Nel caso di una turbogas a metano la soddisfazione ambientale potrebbe aumentare rispetto alla situazione ante operam se si tratta di un progetto di modifica di un impianto preesistente (ad es. passaggio da una centrale a carbone ad una a metano) o potrebbe diminuire se l'aleternativa è quella nulla, ovvero se si tratta di un nuovo impianto. Infatti per quanto si utilizzino le migliori tecnologie disponibili è evidente che una centrale a combustibili fossili determinerà sempre una riduzione della qualità dell'aria.
Gli IQA di ogni componente ambientale saranno quindi analizzati ante operam (alternativa 0) e post operam, in fase di cantiere e di progetto. Alla fine della analisi si vedrà, con una semplice somma algebrica, se il progetto determina complessivamente un aumento o una diminuzione della qualità ambientale complessiva (considerate tutte le componenti).
Il peso delle componenti ambientali
E' più importante la tutela di un animale selvatico o un posto di lavoro?
Solitamente inizio il mio corso di Valutazione Ambientale con questa domanda e la risposta degli studenti dipende molto dalla estrazione culturale. Se un ipotetico progetto ha impatti negativi su una specie faunistica, ma impatti positivi per l'occupazione locale valutare gli impatti del progetto vuol dire pesare quale fattore ha i maggiori impatti (positivi o negativi) e su quale componenti e fare una scelta. Gli studenti di formazione economica tendono a dare risposte diverse a quelli di formazione naturalistica; è quello che succede durante il processo decisionale all'interno della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
Alcuni studenti, prima di rispondere, entrano maggiormente nel merito e chiedono a quale specie appartiene l'animale, infatti un rapace tutelato dalla Direttiva Uccelli o un orso marsicano sono (dal punto di vista ambientale e non certo dal punto di vista dell'individuo) più importanti di uno storno o di una lepre. Se studente preferisce tutelare l'animale, allora chiedo di rifare la ponderazione tra l'ipotetico animale che frequenta l'area di progetto e 10 (poi 100 e 1000) posti di lavoro. Anche uno studente molto sensibile dal punto di vista naturalistico ad un certo punto dovrà ritenere l'impatto positivo sull'occupazione maggiore dell'impatto negativo e quindi dovrà cominciare ad accettare il progetto e a pensare a misure di mitigazione e compensazione.
In linea di principio non vi sono componenti ambientali aprioristicamente più importanti di altre. Molto chiara è la sentenza del TAR MOLISE (Sez. I - 08/04/2009, n. 115), in un ricorso contro un progetto di Parco Eolico la cui Valutazione di Impatto ambientale sosteneva che la riduzione delle emissioni era più importante dell'impatto paesaggistico. Secondo il giudice "Alla concezione totalizzante dell’interesse paesaggistico [...] non può sostituirsi una nuova concezione totalizzante dell’interesse ambientale che ne postuli la tutela “ad ogni costo” anche mediante lo sviluppo di fonti di energia alternativa idonee ad operare una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra ma di grave ed irreversibile impatto paesaggistico, perché se la riduzione delle emissioni attraverso la ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie avanzate e compatibili con l'ambiente, tra le quali rientrano gli impianti eolici, costituisce un impegno internazionale assunto dallo Stato italiano [...], è parimenti vero che anche la salvaguardia del Paesaggio costituisce oggetto di impegni assunti dall’Italia in sede internazionale [...] sicchè il conflitto tra tutela paesaggio e tutela dell’ambiente (e indirettamente della salute) non può essere risolto in forza di una nuova aprioristica gerarchia che inverte la scala di valori (non configurabile neppure invocando la rafforzata cogenza degli obblighi assunti in forza di convenzioni internazionali di cui si giovano come detto sia i valori paesaggistici che quelli ambientali), ma deve essere necessariamente operato in concreto, attraverso una ponderazione comparativa di tutti gli interessi coinvolti, non potendosi configurare alcuna preminenza valoriale né in un senso (a favore del paesaggio) né nell’altro (a favore dell’ambiente e del diritto alla salute o del diritto di intrapresa economica)."
Tale impostazione è in linea con il Dlgs 152/2006 (art. 5, comma 1, lettera c) che vede l'impatto ambientale come "alterazione [...] dell'ambiente, inteso come sistema di relazioni fra i fattori antropici, naturalistici, ... culturali, agricoli ed economici, ...". Risulta evidente la visione di insieme dell'ambiente e il fatto che tutti gli aspetti debbano essere contemporaneamente tenuti in considerazione.
Se non vi può essere quindi una aprioristica determinazione di importanza delle componenti ambientali, la sentenza chiarisce che deve comunque essere effettuata una comparazione ponderata di tutti gli interessi coinvolti. Di fatto, a seconda del contesto in cui ci si trova ad operare, componenti ed impatti ambientali possono risultare più o meno significativi. In un'area urbana in prossimità di scuole o ospedali la componente qualità dell'aria ha un peso maggiore rispetto alla componente faunistica (sostanzialmente assente in quanto area antropizzata). Diversamente, un'area boschiva utilizzata da vertebrati di elevato interesse conservazionistico (es. lupo, orso, lince, camoscio), presenta aspetti ecosistemici (flora e fauna) più importanti di quelli sociali. Infine per la progettazione di un parco eolico in prossimità di un centro storico di rilevanza turistica si dovrà porre attenzione agli aspetti paesaggistici.
Una volta calcolato il valore ambientale (IQA) di ogni componente per ogni alternativa considerata, il passaggio successivo è quindi quello di pesare le componenti. A tal fine, tra le diverse scale disponibili in letteratura, citiamo quella di Bresso et al. (1985), che caratterizza ed incrocia le risorse (componenti) con gli impatti (fattori).
Le risorse vengono classificate a seconda della rarità (comuni/rare), della rinnovabilità (rinnovabili/non rinnovabili) e della strategicità (strategiche/non strategiche), mentre gli impatti possono essere a breve o a lungo termine, reversibili o non reversibili, locali-regionali o nazionali-sovranazionali.
Calcolare aritmeticamente il valore della componente o il peso dell'impatto non è sempre così così immediato, ed è facilmente sottoposto a critiche. Che valore numerico diamo alla vista della Grande Muraglia Cinese e ai boschi che la circondano? Alla qualità dell'acqua di un fiume, all'abbattimento di 100 castagni secolari o alla riproduzione di una coppia di aquile reali? Lo sforzo di tale valutazione comparativamente ponderata è proprio questo. Cercare indicatori che possano essere scientificamente corretti e credibili su cui impostare scale adimensionali. Il vantaggio di questo approccio è quello di permettere comparazioni dirette su impatti che si possono avere su risorse molto diverse tra loro e soprattutto di essere esplicito e quindi di permettere una aperta discussione in sede di valutazione.
Ad esempio per la realizzazione di una fabbrica di compost in un contesto agricolo, l'impatto in fase di cantiere sulla qualità dell'aria (polveri) derivante dal passaggio di 10 camion al giorno per una strada di campagna per 4 mesi potrà essere pesato come segue: risorsa = comune e non strategica; impatto = breve termine BT, reversibile R, locale LR, peso 1. L'impatto di un impianto eolico in fase di esercizio in un'area ad alta tutela paesaggistica potrà essere pesato come segue: risorsa = rara e non strategica; impatto = lungo termine LT, reversibile R, locale LR, peso 6.
Confrontare e pesare le interferenze su componenti ambientali così diverse è allo stesso tempo il punto di forza e di debolezza di questo approccio: da un lato cerca con difficoltà di comparare componenti di fatto incomparabili (il valore della qualità di un suolo, di un bosco o di posti di lavoro) dall'altro rende il processo di analisi e valutazione molto esplicito, e permette di avviare una discussione partecipata tra i diversi portatori di interesse.
Quadro riassuntivo della qualità ambientale finale prevista in fase di esercizio di un progetto di parco eolico nell'appennino centrale. La tabella evidenzia la conflittualità del progetto (presenza di aspetti positivi e negativi), ma complessivamente l'IQA globale del progetto è maggiore rispetto alla alternativa 0 (da 22 a 33). Il processo valutativo all'interno della Conferenza dei servizi si esprimerà ufficialmente in merito alla decisione.
Bibliografia
Bresso M., Russo R., Zeppetella A. (1985), Analisi dei progetti e valutazione d'impatto ambientale, Franco Angeli, Milano.